oggi è 28 gennaio 2023: quest’anno compirò 50 anni, ed eccomi a pubblicare il mio primo testo nel blog.
Dopo mezzo secolo focalizzato su presente e soprattutto futuro, con questo blog, mi sono preso un attimo di pausa per guardarmi indietro.
Senza dover scavare troppo nella mia vita, adagiato in un sottofondo sinfonico di amore e tranquillità di una famiglia serena, nel mio passato vedo prevalere: curiosità, studio e sperimentazione.
Conoscere, scoprire, capire sono per me come il vento per una barca a vela: non riesco a farne a meno!
Ecco quindi una vita colma di:
- tonnellate di libri che rubano ore al sonno ogni giorno;
- esperimenti al PC (quando possibile);
- ore passate nel laboratorio di fortuna arrangiato nel magazzino di casa mia.
Perché questo?
È ciò che voglio, ma perché?
Mio nonno, persona d’altri tempi con uno spiccato senso pratico, e capace di creare tante cose utili dal nulla, ha sempre incoraggiato in me il “saper fare”.
Come tanti bambini, da piccolo amavo smontare i giochi che mi regalavano, per poi rimontarli, esperienza che mi arricchiva ogni volta perchè mi permetteva di conservare la consapevolezza di come fossero fatti dentro questi oggetti e come fossero composti. A volte mi divertivo a creare nuovi giochi “ibridi”, con i pezzi di quelli smontati, esperienza nella quale non sempre davo il meglio, ma mi divertiva.
Probabilmente osservando in me un forte interesse, mio nonno, senza consultarsi con nessuno, creò i presupposti per sviluppare questa mia attitudine.
Mi realizzò un banchetto da lavoro (che adoravo) a dimensione bambino, alto come la seduta di una sedia. Lo posizionò a fianco alla sua postazione di lavoro. Da li, senza disturbare, presidiava, seguiva e controllava il mio operato.
In un mix di pace ed assuefazione riempivo i pomeriggi sbagliando, riorganizzandomi, riprovando, sempre più immerso in questo coinvolgente gioco creativo e tecnico.
Ogni giorno mi precipitavo a finire il pranzo per poter passare un nuovo pomeriggio a suo fianco nel garage/laboratorio sotto casa. Lui era alla sua postazione, preso dalle sue riparazioni, io a fianco, preso da questo interessante gioco creativo.
Il silenzio veniva interrotto solo da una cantilena fischiettata a basso volume da mio nonno, che accompagnava con un ritmo ripetitivo il suo lavoro, mentre io lo guardavo con interesse e curiosità, con la voglia di percepire e apprendere nuove tecniche.
Lui ogni tanto buttava un occhio per controllare che tutto procedesse in sicurezza. Quando era strettamente necessario, si trasformava in un eccellente tutor spiegandomi non solo il cosa fare per superare le difficoltà che incontravo, ma anche il perché.
La manualità acquisita sacrificando i miei pomeriggi e, spesso, le mie dita perennemente schiacciate o graffiate, mi aiutò a capire diversi processi fisici. A 8 anni, costruii una macchinina telecomandata (filare, non radio …) con materiali di recupero.
Onestamente, era proprio bruttina: composta da poche tavolette di legno non rifinite, con le ruote realizzate con rondelle di recupero affiancate ed incollate per aumentarne lo spessore, coperte da un pezzo di camera d’aria di bicicletta per “gommarla”. I pulsanti del telecomando erano realizzati con lamine metalliche che creavano contatti su chiodi collegati ai cavi, anch’essi recuperati, e così via.
Una vera bruttura, che però funzionava alla perfezione!
Nonostante l’estetica quantomeno dubbia, non potete immaginare che soddisfazione vedere questo trabiccolo muoversi a mio comando…
Nessuno mi aveva mai passato nozioni sul funzionamento dell’elettricità, ma provando e sbagliando avevo progressivamente acquisito una sorta di “sensibilità” pratica: nella mia testa si erano formati dei modelli che mi davano la capacità di ipotizzare il funzionamento di quello che facevo e progettavo, anticipatamente, cosa che mi ha permesso di creare i miei primi piccoli progetti.
Stessa cosa per le strutture: avevo interiorizzato le modalità giuste di montare le cose, per renderle robuste, farle resistere alle sollecitazioni e farle reggere adeguatamente.
È ovvio aggiungere che più in la, quando mi sono trovato a dover studiare queste cose, per me è stata una passeggiata: i concetti li avevo già acquisiti, ho dovuto solo aggiungere formalismo a principi che già avevo nelle corde. Ecco quindi che diversi esami universitari, spesso incubo degli studenti (come ad esempio “scienza delle costruzioni”), per me siano stati una passeggiata: l’applicazione naturale di quello che avevo dentro. Penso che questo sia il motivo principale per il quale sia riuscito a fare ben 12 esami universitari in soli 2 mesi; di fatto la maggior parte dei concetti alla base delle cose che studiavo, li avevo già fatti miei…
Da queste esperienze mi sono portato dietro anche un difetto: curare poco la forma!
Nel caso della macchinina, l’importante per me era vederla muovere correttamente a comando; raggiunto questo obiettivo pratico, preferivo passare alla sfida successiva o almeno ad una importante miglioria tecnologica che aggiungesse un valore reale, piuttosto che rendere il mio operato gradevole alla vista. Questa è una carenza con la quale combatto ancora oggi, figlia forse del fatto che queste cose le faccio prevalentemente per me, non per gli altri, non per venderle non per fini diversi dal puro arricchimento interiore.
Direi che è proprio il caso di dire che nessuno è perfetto: riconosco ed accetto questo limite…
A 9 anni mio padre mi comprò il primo computer: l’MSX con processore Z80. Dopo aver passato un paio di anni solo a giocare, fui preso dalla curiosità di imparare a programmare per realizzare giochi miei. Presi il manuale di M-basic-80 (il linguaggio di programmazione di questo computer) e lo lessi in 3 giorni. Alla prima lettura avevo una confusione enorme in mente: non avevo ancora capito molto, ma la curiosità era forte e la mia mente non faceva altro che pensare a quello che avevo letto.
Un paio di mattine dopo, alle prime ore, in dormiveglia ed a mente sgombra, ebbi l’illuminazione, mi alzai immediatamente dal letto, accesi il computer ed incominciai a programmare.
Fu un evento che diede un segno importante alla mia vita; ancora oggi lavoro prevalentemente nell’ambito dell’informatica.
Questo è il tipico esempio di un stereotipo che accompagna da sempre il mio apprendimento: faccio scorpacciate di nozioni fino ad soffocare letteralmente il mio cervello. Spesso non capisco granché durante questa scorpacciata di nozioni, ma subito dopo, durante la “digestione” mentale che segue (in maniera naturale, involontaria e a "riposo"), mi si chiarisce tutto di colpo. È una modalità di apprendimento testata casualmente, che mi fa guadagnare molto tempo perché costringe il mio cervello a lavorare anche a riposo, anche quando dormo, o quando, comunque, ho staccato l’attenzione.
Successivamente ho allenato questa mia modalità anche per ottenere benefici più immediati. Ad esempio quando faccio esami, soprattutto se a quiz, leggo tutte le domande una dopo l'altra "incaricando" la mia parte di cervello dormiente, a risolverli. Qualche istante, ed ecco che mi arrivano le soluzioni una dietro l'altra: è veramente comodo.
Sono arrivato ai quasi 50 anni passando per numerose fasi di studio e approfondimento, su svariati argomenti. Non vorrei annoiare raccontando i dettagli di un clichè che si ripete: quello che vi dico, però, è che passioni come matematica, fisica, psicologia, sociologia, marketing, economia, alcuni aspetti della biologia e così via, sono le fonti che ispireranno gli articoli di questo blog.
Mi sono laureato in economia ed in ingegneria industriale nonostante lavori nel mondo dell’informatica, ho vinto competizioni di matematica, ho brevettato e continuo a inventare soluzioni meccaniche per l’ottimizzazione energetica e tante altre cose, ma ripeto: tutto per il solo gusto di farle, sperimentare, imparare, creare!
Un caro amico, durante una recente vacanza fatta insieme, mi ha consigliato di creare un blog in cui possa parlare di queste cose. Finora non l’ho mai fatto pensando di perdere tempo nel creare un blog così eterogeneo, ma poi mi sono lasciato convincere, ed eccomi qua!
Spero che questo blog crei occasioni di confronto per personali ulteriori arricchimenti culturali.
Per chiarezza ed onesta intellettuale, anticipo che pubblicherò contenuti man mano che mi se ne presenterà l’occasione ed il tempo, senza una scadenza precisa.
Se sei arrivato a leggere quest’ultima frase, mi fa molto piacere! Probabilmente non ti ho annoiato come pensavo...
Mandami tranquillamente feedback e commenti su ciò che condividerò, ogni volta che ne avrai voglia.
A questo punto, seguendo il modus operandi di altri blogger, dovrei chiudere chiedendo di condividere dovunque il link di questo blog, ma preferisco che tu lo faccia solo dove pensi che ci possano essere persone realmente interessate a questi argomenti.
Non mi interessa fare quantità; vorrei che la platea a cui mi rivolgo fosse costituita da un pubblico di nicchia, persone realmente interessate con cui condividere idee e passioni, magari che diano feedback intelligenti che mi arricchiscano di conseguenza.